Non è stato ancora finalizzato il trattato per la protezione dell’”Alto Mare”
Nessuna novità sul fronte della salvaguardia degli oceani. Nonostante le ultime due settimane di trattative gli Stati membri dell’Onu non sono riusciti a finalizzare il trattato per la protezione dell’Alto Mare; restano aperte numerose controversie che bloccano il cruciale accordo.
«Non siamo mai stati più vicini al traguardo in questo processo – ha dichiarato il presidente della conferenza Rena Lee – ma anche se abbiamo fatto ottimi progressi, abbiamo ancora bisogno di un po’ di tempo per arrivare al traguardo».
Tra gli argomenti che dividono di più c’è la distribuzione dei possibili profitti derivanti dallo sfruttamento delle risorse genetiche dell’alto mare: le più interessate sono le industrie farmaceutiche, chimice e cosmetiche che sperano di scoprire nuove molecole da utilizzare.
I Paesi in via di sviluppo temono di perdere potenziali benefici perché non dispongono degli strumenti per condurre la costosa ricerca. Per questo l’ultima bozza di testo ha lasciato sul tavolo la ridistribuzione iniziale del 2% (e fino all’8%) delle vendite future di prodotti da queste risorse che non appartengono a nessuno.
Greenpeace ha accusato Ue, Usa e Canada di aver “trascinato i negoziati al fallimento” per via della loro “avidità” di mantenere per sé queste risorse.
Questo trattato riguarda specificamente l’alto mare che inizia dove terminano le zone economiche esclusive (Zee) degli Stati, a un massimo di 200 miglia nautiche (370 km) dalla costa, e che quindi non è sotto la giurisdizione di alcun Paese.
di: Micaela FERRARO
FOTO: PIXABAY