Cali record durante i mesi più caldi per la calotta artica, tornare indietro sulle emissioni potrebbe non prevenire gli effetti sulle temperature
La calotta polare dell’Artico rischia di rimanere senza ghiaccio durante l’estate entro il 2050. Ad affermarlo è un un nuovo studio condotto dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac), in collaborazione con l’Istituto di scienze polari (Isp), dal titolo Sea ice fluctuations in the Baffin Bay and the Labrador Sea during glacial abrupt climate changes.
Ricostruendo il comportamento della calotta artica al variare della temperatura globale, infatti, lo studio ha permesso di rilevare che negli ultimi tre anni i livelli minimi dei ghiacci hanno registrato cali record. Il ghiaccio marino dell’Artico attraversa un ciclo stagionale annuale: cresce in superficie e spessore durante i mesi invernali più freddi per ridursi in primavera ed estate raggiungendo i minimi a settembre.
La perdita di ghiaccio marino, che non potrà essere frenata anche da una riduzione “sostanziale” delle emissioni di CO2 – secondo l’Agenzia spaziale europea principale causa del fenomeno -, avrà influenza sulle correnti oceaniche e sul riscaldamento dell’Artico.
Per definire una data di scadenza del ghiaccio artico estivo, gli studiosi del Cnr-Isac e Isp hanno combinato i dati relativi a due cambiamenti record nei ghiacci marini artici, osservati attraverso l’analisi dei sali marini (come bromo e sodio) presenti in una cosiddetta carota – sezione cilindrica di suolo, ghiaccio o roccia estratta tramite carotaggio – glaciale, estratta in Groenlandia nord-occidentale, e sull’associazione di bio-marcatori presenti in una carota di sedimento marino prelevata nel Mare di Labrador.
di: Alessia MALCAUS
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