La dieta nella sua ricetta originale è effettivamente a impatto più basso della carne, ma le nuove tendenze no
Quando durante la Seconda Guerra Mondiale i fondatori del movimento vegan, Elsie Shrigley e Donald Watson, si staccarono dalla linea di pensiero vegetariana per abbracciare un approccio più radicale, non disponevano di enormi possibilità di cui noi oggi siamo quasi invasi: i prodotti a base di soia o non esistevano o erano circoscritti, e la dieta era molto più semplice e ‘casalinga’. In realtà, non sempre l’innovazione fa bene, soprattutto all’ambiente. Nel caso dei prodotti vegan questo è particolarmente vero.
Alcuni ricercatori, autori di un articolo sulla rivista scientifica specializza in antropocene Elementa, hanno preso in considerazione la dieta vegana, due diete vegetariane (una che include latticini, l’altra che include uova e latticini), quattro diete onnivore (con vari gradi d’influenza vegetariana), una povera di grassi e zuccheri e una più in linea con le odierne abitudini alimentari statunitensi. Il risultato potrebbe non essere quello auspicato dai vegani più convinti: secondo i loro modelli, la dieta vegana riesce a nutrire meno persone di due delle diete vegetariane e due delle quattro diete onnivore analizzate. Certo, questo sicuramente esclude la dieta carnivora, che rispetto a quella vegana e a tutte le altre è assolutamente insostenibile; gli amanti dei barbecue su questo dovranno mettersi l’anima in pace. Ma cosa non va della dieta vegana?
Il vantaggio della dieta vegetariana è che permette di sfruttare terreni e colture che hanno un ciclo di vita anche perenne. Ma per la dieta vegana e le sue colture (una tra tutte nel mirino è la soia) hanno bisogno di molto più terreno e risorse, spesso ad esaurimento, invadendo anche il terreno (letteralmente) di colture che invece impiegano più tempo (tra cui guarda caso la frutta a guscio che era effettivamente presente nella prima dieta vegana). Il tutto senza produrre però lo stesso quantitativo di cibo. Un bell’inconveniente se con le risorse a disposizione si devono sfamare 8 miliardi in crescita di persone.
Certo questo è il risultato di un solo studio, ma un altro articolo, pubblicato su Guardian, mette in guardia da un altro rischio: i prodotti raffinati dell’alimentazione vegana, soprattutto quelli che replicano alimenti di origine animale (hamburger veg etc) contengono alti quantitativi di sale. Non un toccasana per il nostro organismo.
Quindi addio vegan? Ovviamente no. Si tratta piuttosto di coniugare la dieta vegana sia alle esigenze nutrizionali e ambientali dei paesi di tutto il mondo, sia a principi di salubrità. Magari preferendo una ricetta tradizionale, sempre veg, a un precotto.
di: Caterina MAGGI
FOTO: PIXABAY